Marginalia

Mauro Borri Brunetto
DISEG - Politecnico di Torino
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La fermezza del saggio

(Seneca)

Il risentimento provocato dall’offesa nasce dalla meschinità di un animo che si chiude di fronte a una parola o a un’azione malevola: "Quel tale, oggi, non mi ha ricevuto, ma ha ricevuto altri"; oppure: "Mentre parlavo, mi ha contraddetto con arroganza e addirittura mi ha riso in faccia"; e ancora: "Non mi ha dato il posto d’onore a tavola, mi ha cacciato in fondo"; e altre simili bazzecole, capricci di una persona viziata. Sono di solito gli uomini cui tutto gira per il verso giusto che reagiscono così, mentre chi ha per la mente problemi seri, non ha tempo per badarci.

Quando hanno troppo poco da fare, i caratteri per natura deboli, effeminati, e non avvezzi alle contrarietà, si lasciano turbare da queste stupidaggini, il cui peso deriva soprattutto da una cattiva interpretazione. Quindi, chi si risente di queste offese, dimostra di non avere senso della misura né carattere; certamente costui si sente oggetto di disprezzo, ma questo sentimento è la prova della meschinità del suo animo, facile a deprimersi e ad abbattersi. Il saggio, invece, non si sente mai disprezzato; è consapevole della sua superiorità, esclude che qualcuno possa tanto contro di lui, e non si preoccupa di respingere quelle che si possono considerare contrarietà più che avversità; anzi, non le avverte nemmeno.

[...]

Inoltre, dato che la maggior parte delle offese vengono da persone superbe e insolenti, [...] per respingere questa arroganza l’uomo saggio dispone della più bella tra tutte le virtù: la magnanimità. Essa trascura tali inezie, come fossero vane immagini di sogno o visioni notturne prive di consistenza.

 

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